Membri della Consulta per l'Integrazione

sabato 10 gennaio 2015

Charlie Hebdo: una veglia a Carpi

Dopo quanto accaduto mercoledì 7 gennaio a Parigi l’Unione delle Terre d’Argine ha deciso di organizzare per domani, sabato 10 gennaio, una veglia di solidarietà con le famiglie delle vittime e il popolo francese tutto. E’ emersa infatti in queste ore da più parti l’esigenza di riunire insieme tutte le persone che di fronte a questi atti barbari continuano a credere nella libertà di pensiero e nella democrazia e non vogliono cedere alla spirale di violenza e divisione in cui ci vogliono condurre i  terroristi.
La veglia si terrà davanti al Municipio di Carpi, a partire dalle ore 11.30. Venti minuti di assoluto silenzio, a testimonianza della vicinanza del nostro territorio a Charlie Hebdo e alla Francia e durante i quali ciascuno, con una matita, potrà firmare uno striscione sul quale campeggerà la scritta: il silenzio di tutti nel rispetto della libertà di tutti.

Comunicato stampa:

“Si possono uccidere le persone, non le  idee”: per questo la libertà non morirà mai
La Consulta per l'Integrazione si unisce al generale cordoglio per le vittime della strage di Parigi, e alla netta condanna dei fanatici attentatori, macellai e codardi

Il nostro pensiero va, prima di qualsiasi altra cosa, alle vittime della strage che ha fatto del 7 gennaio un giorno triste per tutti coloro che non possono concepire la propria vita disgiunta dalla libertà: di pensare, esprimersi, ridere e dissacrare. Un pensiero dunque alle vittime, alcune delle quali sono morte per il semplice fatto di aver dedicato la propria esistenza a far riflettere le persone attraverso gli strumenti dell'intelligenza e del sorriso. La Consulta per l'Integrazione tutta, i suoi membri, gli enti e le associazioni – laiche e religiose – che la compongono, si stringe ai familiari delle vittime in queste tragiche ore.
Chi, per imporre le proprie idee o credenze, utilizza la violenza distrugge, in quello stesso istante, qualsiasi possibilità, per quelle stesse idee, di avere una seppur blanda forma di legittimità. Il barbaro attentato avvenuto ieri a Parigi, città tra le culle più importanti dei diritti e delle libertà del mondo intero, non riuscirà ad ottenere l'effetto desiderato dai terroristi. Rinforza, al contrario, in tutti noi, la convinzione che libertà di pensiero, parola, dialogo, pace e democrazia siano componenti fondamentali, e irrinunciabili – pena uno snaturamento irreversibile di tutte le più importanti conquiste umane – del  nostro vivere civile, della nostra convivenza su questo pianeta.
La consulta tutta, senza eccezioni, distinguo o attenuazioni, condanna dunque nel modo più assoluto non soltanto gli attentatori, ma l'ideologia di morte e oppressione che ha mosso loro la mano.

L'Europa, e l'Italia con essa, non devono, a causa dello sgomento, dello smarrimento e della legittima rabbia che un atto di questa portata inevitabilmente genera, cadere nella trappola dei terroristi facendo il loro gioco, rinchiudendosi cioè nella paura nei confronti di suoi tanti cittadini di origine straniera. Cittadini che, nell'assoluta maggioranza, sono giunti sul continente europeo proprio per poter godere di quei diritti e di quel benessere che, andando sovente di pari passo, in altri contesti geografici sono loro negati.
Ognuno ha poi diritto di affrontare qualsiasi argomento nel modo che preferisce: non devono esserci temi tabù per la satira. Esistono, per chi non è d'accordo, forme di dissenso e protesta pacifiche. Mai, in nessun caso, è giustificabile ciò che è avvenuto ieri in Francia. L'Islam è una religione di pace, chi uccide in suo nome ne usurpa il significato per scopi di potere o supremazia che nulla hanno a che fare con gli insegnamenti del Corano: a testimoniarlo i milioni e milioni di fedeli che mai alzerebbero il pugno contro i loro fratelli di altre religioni.
L'errore di qualsiasi fondamentalista religioso è quello di voler stabilire chi, tra i profeti delle varie confessioni,  sia il legittimo, quale il credo più autentico: non ha importanza. La fede è, prima di tutto, un fatto che riguarda la nostra interiorità, e alla fine siamo solamente noi, umani, a creare o rompere la pace, a convivere o uccidere, ad amare o odiare, a rispettare o meno il nostro prossimo. Dio non c'entra, e diventa al contrario solamente il pretesto per impadronirsi dei beni e delle vite degli altri.

Nessun arma, nessuna bomba, sono e saranno mai abbastanza potenti da distruggere il bisogno di libertà dell'uomo, libertà che ci è cara, insieme alla pace, quanto l'aria che tutti, senza distinzione di fede, etnia o cultura, dobbiamo respirare per vivere.