“Si possono uccidere le persone, non le idee”: per questo la libertà non morirà mai
La Consulta
per l'Integrazione si unisce al generale cordoglio per le vittime della strage
di Parigi, e alla netta condanna dei fanatici attentatori, macellai e codardi
Il nostro pensiero va, prima di qualsiasi altra cosa, alle
vittime della strage che ha fatto del 7 gennaio un giorno triste per tutti
coloro che non possono concepire la propria vita disgiunta dalla libertà: di
pensare, esprimersi, ridere e dissacrare. Un pensiero dunque alle vittime,
alcune delle quali sono morte per il semplice fatto di aver dedicato la propria
esistenza a far riflettere le persone attraverso gli strumenti
dell'intelligenza e del sorriso. La Consulta per l'Integrazione tutta, i
suoi membri, gli enti e le associazioni – laiche e religiose – che la
compongono, si stringe ai familiari delle vittime in queste tragiche
ore.
Chi, per imporre le proprie idee o credenze, utilizza la
violenza distrugge, in quello stesso istante, qualsiasi possibilità, per quelle
stesse idee, di avere una seppur blanda forma di legittimità. Il barbaro
attentato avvenuto ieri a Parigi, città tra le culle più importanti dei diritti
e delle libertà del mondo intero, non riuscirà ad ottenere l'effetto desiderato
dai terroristi. Rinforza, al contrario, in tutti noi, la convinzione che
libertà di pensiero, parola, dialogo, pace e democrazia siano componenti
fondamentali, e irrinunciabili – pena uno snaturamento irreversibile di tutte
le più importanti conquiste umane – del
nostro vivere civile, della nostra convivenza su questo pianeta.
La consulta tutta, senza eccezioni, distinguo o
attenuazioni, condanna dunque nel modo più assoluto non soltanto gli
attentatori, ma l'ideologia di morte e oppressione che ha mosso loro la mano.
L'Europa, e l'Italia con essa, non devono, a causa dello
sgomento, dello smarrimento e della legittima rabbia che un atto di questa
portata inevitabilmente genera, cadere nella trappola dei terroristi facendo il
loro gioco, rinchiudendosi cioè nella paura nei confronti di suoi tanti
cittadini di origine straniera. Cittadini che, nell'assoluta maggioranza, sono
giunti sul continente europeo proprio per poter godere di quei diritti e di
quel benessere che, andando sovente di pari passo, in altri contesti geografici
sono loro negati.
Ognuno ha poi diritto di affrontare qualsiasi argomento nel
modo che preferisce: non devono esserci temi tabù per la satira. Esistono, per
chi non è d'accordo, forme di dissenso e protesta pacifiche. Mai, in nessun
caso, è giustificabile ciò che è avvenuto ieri in Francia. L'Islam è una
religione di pace, chi uccide in suo nome ne usurpa il significato per scopi di
potere o supremazia che nulla hanno a che fare con gli insegnamenti del Corano:
a testimoniarlo i milioni e milioni di fedeli che mai alzerebbero il pugno
contro i loro fratelli di altre religioni.
L'errore
di qualsiasi fondamentalista religioso è quello di voler stabilire chi, tra i
profeti delle varie confessioni, sia il
legittimo, quale il credo più autentico: non ha importanza. La fede è, prima di
tutto, un fatto che riguarda la nostra interiorità, e alla fine siamo solamente
noi, umani, a creare o rompere la pace, a convivere o uccidere, ad amare o
odiare, a rispettare o meno il nostro prossimo. Dio non c'entra, e diventa al
contrario solamente il pretesto per impadronirsi dei beni e delle vite degli
altri.
Nessun arma, nessuna bomba,
sono e saranno mai abbastanza potenti da distruggere il bisogno di libertà
dell'uomo, libertà che ci è cara, insieme alla pace, quanto l'aria che tutti,
senza distinzione di fede, etnia o cultura, dobbiamo respirare per vivere.